"Negli ultimi anni mi sono ispirata alla donna-sola, riflettendo sulla natura del duetto tenerezza + disperazione e cercando l’origine della tensione, della malinconia necessaria o mancanza.
Di lei m’interessa la sensualità della solitudine, per dettagli, che sottolineano l’impotenza o la fallibilità della memoria.
Se le ferite e le paure ci sono ma non si vedono, così è nell’opera, dove prima le incido e poi le nascondo (cicatrici). Penso che la memoria non viva nella pittura quanto nella poesia scritta, quindi per alcune paure utilizzo le parole riciclate assemblandole, in stile lettera anonima di un rapimento, in frasi dirette a contraddire l’immagine e a svelare le complessità di un’identità. Lavoro per passaggi.
Ogni passaggio è un’azione (rito) che ha uno scopo differente. Ogni azione crea uno strato al quale corrisponde la mè istintiva o la mè che rielabora e decide. Alla fine l’opera è macchina per viaggiare nel tempo passato + pagina di diario + chi vorrei essere, dunque un intreccio delle tre dimensioni temporali. Togliere è la non azione–azione che prediligo.
Nel levare, il gesto è tormentato eppure rigenerante, benefico, e visto che l’intonaco già carnalizza la figura, procedo “lavandola” per averla + trasparente + idea + atmosfera o sensazione non interamente definita. La mia intenzione è quella di far emergere le ferite di prima. Nell' ultima serie di quadri indago la relazione fra donnasola + uomosolo vista come impulso fisico che sacrifica la comunicazione e viceversa.
La bellezza inconsistente e di breve durata dell’innamoramento. Il confronto, la dipendenza, il capovolgimento dall’innamoramento di sé all’altro. Fino ai conflitti tra le due solitudini.
Ora lavoro attratta da nuove forme, pensieri solidi, fatti di carta, rete metallica, stoffa e diversi materiali sui quali a volte disegno. Dentro ad essi nascondo (confidenze) piccoli oggetti o parole."
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